L’organizzazione
Generalmente, nell’arco dell’anno, si svolgono quattro Consigli formali (marzo e dicembre a Bruxelles, giugno e ottobre a Lussemburgo) e due Consigli informali (uno per ciascuna Presidenza di turno, nelle rispettive capitali). L’agenda dei Consigli varia in funzione delle priorità della Presidenza, dello stadio di avanzamento dei dossier legislativi e dell’agenda internazionale in materia di ambiente e cambiamenti climatici. In ogni Consiglio è prevista una divisione “di fatto” in due sessioni, una dedicata alle politiche in materia di clima ed una alle tematiche ambientali.
In vista delle riunioni dei Consigli dei Ministri UE, i relativi dossier sono preparati dal Gruppo ‘Ambiente’ del Consiglio (WPE – Working Party Environment), nei quali l’Italia è rappresentata dagli attaché della Rappresentanza, affiancati dagli esperti del Ministero dell’Ambiente. Inoltre, fa capo al Consiglio Ambiente il Gruppo ‘Ambiente – Questioni Internazionali’ (WPIE – Working Party on International Environment Issues), che si occupa della partecipazione coordinata dell’UE ai fori internazionali in materia di clima ed ambiente. Il WPIEI è composto dagli esperti delle capitali degli Stati membri che partecipano direttamente anche a tali riunioni e la sua composizione varia a seconda dell’argomento trattato. Infine, vi sono i numerosi Comitati/Gruppi esperti che si occupano della normativa tecnica di attuazione della legislazione ambientale dell’Unione.
In media, il Gruppo ‘Ambiente’ si riunisce tutte le settimane per almeno due giorni. Il Gruppo ‘Ambiente – Questioni Internazionali’, invece, si riunisce con cadenza che segue il calendario internazionale.
Tutti gli atti licenziati dal Gruppo ‘Ambiente’ transitano al COREPER I per essere approvati, in vista del successivo esame e dell’adozione formale da parte dei Ministri dell’Ambiente in seno al Consiglio UE.
Le politiche e gli atti legislativi
L’UE è da sempre particolarmente attenta ed attiva rispetto alle tematiche ambientali, che costituiscono una parte consistente dell’acquis legislativo.
All’ambiente è dedicato il Titolo XX del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE).
L’articolo 191 TFUE illustra gli obiettivi generali della politica ambientale dell’Unione: la salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente, la protezione della salute umana, l’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali e promozione sul piano internazionale delle misure volte a risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale e mondiale, e in particolare a combattere i cambiamenti climatici. Esso stabilisce, inoltre, una serie di principi che devono guidare le azioni messe in campo per raggiungere gli obiettivi in questione:
– il principio di precauzione (ogni decisione deve essere funzionale a mantenere un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute umana, sulla base di un’accurata valutazione del rischio e di solidi dati scientifici);
– il principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni ambientali;
– il principio “chi inquina paga”.
Le misure in materia di ambiente vengono, di regola, adottate con la procedura legislativa ordinaria (co-decisione tra Parlamento e Consiglio e voto in Consiglio a maggioranza qualificata).
Fanno eccezione le misure di natura fiscale, le misure che incidono sull’assetto territoriale di uno Stato Membro, quelle riguardanti la gestione delle risorse idriche e la destinazione dei suoli e, infine, le misure che hanno una considerevole incidenza sulle scelte energetiche di uno Stato membro, sulle quali il Consiglio decide all’unanimità.
Oltre agli atti legislativi (regolamenti, direttive, decisioni) vengono adottati con la procedura legislativa ordinaria anche i Piani d’Azione Ambientale (PAA), che indicano gli obiettivi prioritari dell’Unione e le azioni per conseguirli nell’ambito di un determinato arco temporale. Il Piano attualmente in vigore (e settimo della serie) è stato adottato nel 2013, copre gli anni sino al 2020 ed è intitolato “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”.
La proposta relativa all’Ottavo PAA per il periodo 2021-2030, “Invertire le tendenze insieme”, dovrebbe essere presentata dalla Commissione durante i primi mesi del 2020.
Per quanto riguarda il finanziamento delle politiche ambientali, il TFUE indica chiaramente che, salvo alcune misure adottate dall’Unione, questo spetta in via principale agli Stati membri.
Infine, i Trattati stessi pongono tra gli obiettivi dell’azione ambientale dell’Unione Europea la promozione di misure internazionali a tutela del clima e dell’ambiente, a livello regionale e globale. Di conseguenza, anche questo rappresenta un aspetto qualificante delle politiche ambientali dell’Unione, che aspira a giocare il ruolo di leader (a volte anche di precursore) nei negoziati internazionali.
European Green Deal
Tra le principali azioni proposte dalla nuova Commissione, delineate nelle linee guida politiche della Presidente-eletta Ursula von der Leyen, la lotta al cambiamento climatico e la tutela ambientale occupano una posizione prioritaria.
La Commissione ha, infatti, anticipato l’intenzione di promuovere l’azione in ambito climatico attraverso l’introduzione di un “European Green Deal”, che includerà un target di neutralità climatica entro il 2050 e che comprenderà, tra l’altro, l’adozione di nuova legislazione e l’individuazione di importanti risorse finanziarie.
In particolare, sembra che l’annunciato “Green Deal” dei primi 100 giorni possa tradursi in una “Climate Law” per sancire l’obiettivo di neutralità climatica al 2050 e una Comunicazione della Commissione che indicherà le specifiche iniziative e priorità legislative dei prossimi anni. Tra queste, le principali azioni in ambito “clima” figurano: la necessità di una maggiore ambizione per i target di riduzione dei gas a effetto serra al 2030; l’estensione del sistema ETS al settore marittimo e una riduzione delle allocazioni gratuite per il settore aereo; e l’introduzione di una “Carbon Border Tax” per far fronte al problema della delocalizzazione (“carbon leakage”).
In ambito ambientale, la Commissione intende promuovere una strategia per la Biodiversità al 2030, definendo un quadro globale post-2020 per combattere la perdita di biodiversità; un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, focalizzando l’attenzione in particolare sull’uso sostenibile delle risorse e sullo sviluppo delle tecnologie pulite; una strategia che ambisca a raggiungere un target di “inquinamento zero” (“Zero Pollution Strategy”) attraverso un approccio trasversale che coinvolga tutte le politiche ambientali (qualità dell’aria e delle acque, sostanze chimiche pericolose, emissioni industriali, pesticidi, ecc.).
L’attività internazionale
La politica internazionale in materia di clima e ambiente copre una vasta gamma di tematiche che richiedono strategie globali.
L’Unione Europea e i suoi Stati membri sono uno dei principali promotori dell’azione e della cooperazione ambientale internazionale e la stessa Unione Europea è parte di numerosi accordi ambientali multilaterali (MEA – Multilateral Environmental Agreements).
A seguito della fondazione da parte delle Nazioni Unite, del programma ambientale UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) nel 1972, il numero di accordi ambientali multilaterali sotto egida Nazioni Unite è costantemente aumentato.
L’Italia e l’Unione Europea hanno sottoscritto numerosi accordi internazionali, come ad esempio, la Convenzione di Washington sulla protezione delle specie (CITES – ratificata dall’Italia nel 1975), la Convenzione di Basilea sul controllo del trasporto transfrontaliero di rifiuti pericolosi (ratificata dall’Italia nel 1993) o la Convenzione di Aarhus sull’accesso alle informazioni e la partecipazione pubblica ai processi decisionali e alla giustizia in materia ambientale (entrata in vigore nel 2001).
Cruciali per gli sviluppi della politica internazionale in materia di clima e ambiente sono stati anche la firma del Protocollo di Montreal per la protezione dell’ozono atmosferico, ratificato da 197 Paesi (dall’Italia nel 1988) e la Conferenza di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo del 1992. Rio ha, infatti, posto le questioni ambientali globali al centro delle relazioni internazionali, portando alla sottoscrizione di tre importanti accordi internazionali:
– Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che ha portato, nel 1997, alla stesura del protocollo di Kyoto;
– Convenzione sulla lotta contro la Desertificazione (UNCCD);
– Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD).
L’accordo di Parigi, ratificato dall’UE e dall’Italia nel 2016, contribuisce anch’esso in modo decisivo alla lotta ai cambiamenti climatici. Il suo obiettivo è affrontare i cambiamenti climatici, fissando un obiettivo a lungo termine volto a limitare l’aumento della temperatura ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, con l’intento di contenerlo entro 1,5°C.
L’Unione Europa partecipa in modo coordinato a questi (ed altri) negoziati internazionali. La posizione dell’UE per i negoziati internazionali relativi ad ambiente e clima è preparata dal Gruppo ‘Ambiente – Questioni Internazionali’ (WPIEI – Working Party on International Environment Issues). Tale gruppo si riunisce in sottogruppi formati da esperti degli Stati membri sulle diverse tematiche, come la protezione del clima, la conservazione della biodiversità, la protezione dalle sostanze chimiche pericolose, lo sviluppo sostenibile globale, la gestione sostenibile dei rifiuti, la lotta alla desertificazione, ecc..
I delegati degli Stati membri che partecipano alle riunioni del Gruppo ‘Ambiente – Questioni internazionali’ sono gli stessi che coprono l’attività nell’ambito degli organismi internazionali dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, come le Nazioni Unite (ONU), il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), la Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) o le Convenzioni regionali (come ad esempio, la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo, strumento del Piano d’azione ONU per il Mediterraneo).
L’Unione Europea, così come l’Italia, è anche una forza trainante in termini di protezione del clima attraverso il sostegno a progetti di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in Paesi in via di sviluppo e nei mercati emergenti.
Alla base delle attività di cooperazione ambientale internazionale dell’UE, vi è la Strategia per integrare la dimensione ambientale nelle politiche estere, adottata dall’Unione Europea nel 2002.
Uno dei principali risultati di tale strategia è la cosiddetta Rete Diplomatica Verde, ‘Green Diplomacy Network’ che è coordinata dal Servizio per le Relazioni esterne dell’Unione Europea, il SEAE. L’Italia ha svolto fin dall’inizio un ruolo importante nello sviluppo di tale rete, la cui idea venne lanciata al Consiglio Europeo di Salonicco del giugno 2003.
Principali dossier legislativi in corso di trattazione
– Due proposte sulla gestione della risorsa idrica, che si collocano all’interno del ‘Piano per la transizione verso un’economia circolare’:
– Direttiva concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano che modifica la direttiva 98/83/CE:
La proposta ha l’obiettivo di accrescere la qualità e la sicurezza dell’acqua potabile e migliorarne l’accesso per tutti ed è la risposta della Commissione all’Iniziativa Europea dei Cittadini ‘Right2Water’ del 2013.
– Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua:
L’obiettivo della proposta è quello di alleviare la scarsità di risorse idriche all’interno dell’Unione, nel contesto dell’adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso l’aumento delle pratiche di riutilizzo delle acque reflue trattate per l’irrigazione agricola, garantendo un elevato livello di sanità pubblica e di protezione dell’ambiente.
– Regolamento relativo all’istituzione del nuovo programma di finanziamento per l’Ambiente e per l’azione per il Clima (LIFE) che abroga il Regolamento (UE) 1293/2013:
La proposta prevede un programma di finanziamento per il periodo 2021-2027 per progetti legati all’ambiente e al clima. L’ammontare della dotazione finanziaria verrà definito all’interno del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP).
– Regolamento concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo che modifica il Regolamento (UE) 2015/757:
L’obiettivo della proposta è quello di modificare il sistema di monitoraggio per tenere debitamente conto del nuovo sistema globale di rilevazione dei dati sul consumo di combustibile delle navi, stabilito nell’ambito dell’Organizzazione Marittima Internazionale (OMI).
Principali dossier non legislativi in corso di trattazione
– Comunicazione della Commissione “Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica europea per un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra”: La Commissione ha presentato la strategia a lungo termine (‘Long Term Strategy’) nel novembre 2018, con l’obiettivo di reiterare l’impegno dell’Europa a guidare l’azione internazionale per il clima e di delineare una transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra che sia equa sul piano sociale ed efficiente in termini di costi. La strategia non prevede obiettivi concreti ma presenta uno spettro di otto opzioni e relativi scenari per conseguire una riduzione delle emissioni compresa tra l’80 % e il 100 % entro il 2050, attraverso diversi percorsi, che comporteranno profonde trasformazioni dal punto di vista tecnologico, economico, ambientale e sociale.